Ferdinando lascia questa terra dopo aver consacrato la sua vita al cantiere e alla famiglia.
O’ cantiere,non è altro che un termine genuino utilizzato dagli operai quando parlano del loro posto di lavoro. Un possesso, un diritto che viene guadagnato ogni giorno a denti stretti, tra i fumi urticanti dell’acciaieria e i soprusi dei padroni neanche troppo velati. Siamo negli anni 70’, l’epoca delle stragi, degli attentati terroristici e della presa di coscienza dei lavoratori. Purtroppo gli accordi tra dirigenti e i sindacati non garantiscono delle volte la giusta tutela sul lavoro.Molti operai si ammalano, proprio come è accaduto a Ferdinando.
Una mattina si svegliano e dopo essersi guardati allo specchio hanno quella triste conferma, un presentimento. A Vincenzina verrà riservato quel posto lasciato vuoto dal padre.I progetti erano altri, mancava poco per terminare gli studi universitari e abbandonarli significherebbe violare la promessa paterna. Ora senza pensarci troppo deve mantenere la famiglia e occuparsi di una sorella adolescente troppo disinibita.
Il lavoro in fabbrica cambia il suo modo di vedere il mondo, sostiene i colleghi, li difende e apprezza sempre più quel padre che tanto aveva sopportato senza mai lamentarsi.Grazie al temperamento paterno ereditato, diventa la promulgatrice di tante battaglie. L’amicizia di Anna, Piera ed Elena hanno reso meno ostile la vita nell’acciaieria. L’amore per Giuseppe accende un barlume di speranza in una vita che sembrava una condanna.