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Napoli
Raffaele La Capria

Questo volume riunisce tre saggi che Raffaele La Capria scrisse
in momenti diversi. “L’armonia perduta” è un libro che sonda le
origini della napoletanità. Utilizzo il termine “sonda” per rendere
quella profondità che ha dovuto raggiungere lo scrittore per
avvalorare determinati fatti. Napoli è secondo La Capria una
malata cronica. La rivoluzione del 1977 ha plasmato una
borghesia passiva e incapace di valorizzare il passato. Il
progresso e la modernità hanno generato una babilonia abitata
da poveri disperati. È così che si è diffuso un nuovo manierismo,
un modo di fare che ha cagionato la
“napoletaneria” .Eppure nel saggio “L’occhio di Napoli ”è
piacevole abbandonarsi a quelle immagini che riportano a un
eden che non c’è più. Un cielo illuminato da una luce unica,
come nei quadri di Randall Morgan dove quell’orizzonte non ha
niente di scontato. È facile arrendersi all’abbraccio di quel golfo
che contiene tutto perché sa essere madre ma può diventare
matrigna. Sarebbe bello vivere secondo la logica della “bella
giornata” e trascorrere ore in quella città dalla quale ti aspetti
troppo ma non ti regala nulla. Eppure c’è stato un tempo in cui
ha creduto in una riforma dello Spirito. Come racconta in
“Napolian Graffiti”, la rivista “Sud” riuniva giovani intellettuali con
in testa il sogno di poter cambiare il meridione. Compagna,
Ghirelli, Caprioli e tanti amici letterati dispersi e morti da
tempo.Tutti contribuirono finanziando una rivista all’avanguardia
capace di diffondere le opere di artisti stranieri. Quel sogno
svanì. Forse l’epoca dei sogni e delle nobili speranze va
archiviato .Napoli è una città dai mali antichi, e pare preferisca
crogiolarsi nel dolore delle sanguinanti ferite.

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