Subscribe

Lacci
Domenico Starnone

“Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io:sono tua moglie.”

Queste parole le rivolge Vanda al marito Aldo, ma non lo fa di persona. Sceglie uno stile epistolare, così può riversare sul foglio bianco tutta la rabbia nei suoi confronti.Aldo svela alla moglie il suo “innamoramento” con una leggerezza tale che fa impazzire Vanda. Preferisce certamente la freschezza di Lidia, ragazza di buona famiglia poco più che ventenne.

Vanda, dilaniata da questa notizia comincia a scrivergli compulsivamente come solo una donna tradita può fare. Sandro e Anna proveranno a riappropriarsi di quel tempo a uso esclusivo del padre, ma Vanda guasterà tutti i loro incontri.Così Aldo rinuncia all’idillio spensierato con Lidia, e torna rassegnato in quella casa dove si svolge una vita quasi ascetica.Sandro e Anna crescono e per quanto siano apparentemente adulti, sono ancora bambini traumatizzati, incapaci di gestire troppo rancore.Così quando Vanda chiede ai figli di occuparsi del gatto “Labes”, hanno l’occasione giusta per vendicarsi di entrambi.

Scompaiono le polaroid di Lidia e quel gatto dal nome strambo che tradotto vuol dire “rovina”. Ma prima di mettere in atto il loro piano riporteranno alla luce vari aneddoti genitoriali, come la modalità utilizzata dal padre per annodare i lacci delle scarpe. Ovvero quei movimenti dalla cadenza rassicurante, quell’insieme di passaggi che consegnavano quel nodo finale.Invece quel legarsi e slegarsi tra i genitori, quei piccoli gesti simbolo della quotidianità familiare, non guariscono quell’unione.

Non ci sarà nessun nodo a tenerli insieme ma solo tanto astio che li terrà disgiunti per sempre.

RUOTA IL DISPOSITIVO PER VISUALIZZARE CORRETTAMENTE IL SITO