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Buoni libri cattivi libri
George Orwell

“Buoni libri Cattivi libri” è un pamphlet che George Orwell scrive per
mettere su carta quel parere che non si limita ai libri, ma che
chiama in causa anche gli autori. Dopo aver lavorato in un negozio
di libri usati ha acquisito la capacità di saper distinguere un bibliofilo
da un perditempo. Perché le librerie sono i posti ideali per
quest’ultima categoria di persone. La maggior parte delle volte
ordinano dei libri che non ritireranno mai. Ma partiamo dal focus
della faccenda: le persone pensano che acquistare libri sia troppo
oneroso ma sono favorevoli all’acquisto di beni sicuramente più
vacui. Il fatto è che leggere richiede una certa partecipazione
rispetto ad attività o beni che recano un piacere disimpegnato. Tutti
cercano di portare a casa la pagnotta e anche le attività
intellettualoidi diventano attività da “scribacchini.” Ma esiste
secondo Orwell un libro che può scuoterci e indignarci fino a
catturare la nostra attenzione? È stato già scritto e parliamo di
Tropico del Cancro di Henry Miller. I personaggi di Miller sono
indolenti e amorali, non sono mossi da scopi superiori, ignorano le
questioni politiche, e a maggior ragione, non discutono delle guerre
che imperversano sul pianeta terra. Accettano passivamente le
brutture del mondo. Perché quando la prosa è contaminata dalla
politica, difficilmente verrà fuori qualcosa di buono. La letteratura
inglese degli anni 30’ è colma di marxismo e risente dell’influsso
dell’Unione Sovietica. Quindi Orwell ci dice va bene che il romanzo
abbia uno scopo, basta che sia credibile e conforme ai nostri
ideali. Il vero scrittore dovrebbe valorizzare le abilità artistiche e
realizzare un’opera che abbandoni l’ipocrisia in generale.

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