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Beatrice Cenci
Vilma Gaist

Beatrice Cenci ha solo ventitré anni quando viene condannata alla
pena capitale. CLEMENTE VIII è irremovibile, il popolo invoca la
grazia, ma a un misfatto così eclatante corrisponderà una pena
altrettanto esemplare. Attraversa piazza di ponte Sant’Angelo in
silenzio, va incontro al suo destino, prega e si redime. Il fratello
Bernardo è salvo, la matrigna e Giacomo non ci sono più, il boia a
breve completerà il suo lavoro. L’odio profondo per il padre aveva
corrotto il suo animo, le violenze subite avevano indurito quei
lineamenti fragili e delicati. Dopo la morte della moglie Ersilia, il
padre era precipitato in un vortice di violenza e dissolutezza. Abusi
morali e fisici erano all’ordine del giorno, non risparmiava nessuno,
assoggettava chiunque, la servitù e la giovane Beatrice non
seppero sottrarsi. Rinchiusa nel castello sperduto tra gli Appennini
inizia a covare un sentimento oscuro. Con l’aiuto del castellano
Olimpio, di Marzio e dei fratelli attuerà il piano finale, quel nobile
abietto e amorale verrà eliminato. La messinscena non regge,
insieme ai fratelli e la matrigna verrà arrestata e torturata secondo
la legge. Siamo nel tardo Cinquecento, le confessioni vengono
estorte tramite i supplizi più atroci. Beatrice confesserà di essere
colpevole di parricidio. Allora comprenderà l’orrore che l’attende,
anche se non avrebbe potuto fare altrimenti. Si interrompe nel modo
peggiore l’esistenza di una giovane donna. Scelse di sottrarsi alle
violenze paterne completamente accecata dalla ferocia. Quell’uomo
che le violò il corpo e lo spirito, mise fine alla sua
fanciullezza. Beatrice Cenci divenne un’eroina, un caso estremo,
simbolo di una rivolta che non avrà mai fine. Vilma Gaist ci
accompagna nel mondo interiore di Beatrice, in quell’universo di
sentimenti contrastanti che non seppe domare.

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