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Autoritratto newyorkese
Maurizio Fiorino

“ É che, certe volte, mi sembra di essere dentro un film distorto che
nessuno può interrompere, se non io. Intendo dire che sto recitando
quella che dovrebbe essere la mia vita. Ma io vorrei uscire da
quella pellicola e viverla. Dovrebbe funzionare così se uno si vuole
un minimo di bene, o no?” Corre l’anno 2008, quando un ragazzo
italiano di ventitré anni decide di trasferirsi a New York per studiare
fotografia. La prima macchina fotografica gli è stata regalata dai
genitori al compimento dei suoi diciotto anni. La madre cercava di
far sembrare le cose normali, il padre invece, non si preoccupava
minimamente delle questioni familiari. Non nascondeva il suo
disinteresse per quel figlio, quell’indifferenza andava
dimostrata. Prova a sopravvivere nella grande mela traslocando da
un appartamento all’altro, scarafaggi e tossici sono ospiti
abituali. Alla scuola di fotografia alterna lavori saltuari e mal pagati,
ma il baratro prenderà forma, da lì a poco, davanti ai suoi occhi .La
voragine nella quale cadrà ha un nome e si chiama Louis. Conosce
questo ragazzo tramite una chat d’incontri, è un coetaneo acerbo, a
tratti superficiale, eppure nasconde un lato oscuro in grado di
procurare non poche grane .Il legame che instaurano faticano a
definirlo, in quanto entrambi hanno rapporti con altre persone, si
prostituiscono, vivono il presente, ci sono giorni in cui non riescono
a procurarsi un pasto decente. Il cibo sarà un problema costante. Si
licenziano oppure vengono licenziati, precipitando ripetutamente in
un baratro, in cui l’unico appiglio sembrano essere le droghe e gli
incontri sessuali a pagamento. Dopo l’arresto di Louis il loro legame
si incrina, ci sono crepe troppo evidenti, tutto va alla malora. Sono
incompatibili, il loro legame è deleterio, quindi non resta altro che
prendere le distanze. D’altronde i ricordi si assopiscono, il cielo
regala nuove illusioni.

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