“Cos’è la vita? Non è altro che un ciclo che si ripete ,senza fine. Primavera,Estate, Autunno e Inverno. A volte qualche stagione salta, ma ricomincia sempre dall’inizio”. La quercia ha mille anni eppure è sempre innamorata della vita. Il segreto è nelle radici, nell’appartenere, nell’errare solcando mari lontani con lo sguardo rivolto alla terra ferma. Guido ha un’unica via di fuga, il suo è un suicidio lento, dettato da traumi antichi, sofferenze accumulate. Nicotina e catrame, l’alcool e un futuro ammantato dalla nebbia gli impediscono di avere una vita a colori.
L’esistenza di Guido si svolge perlopiù al buio, lontano da tutti, con l’intento di isolarsi da ogni cosa. Crede erroneamente di odiare il prossimo invece non appena si presenta l’occasione appare lucido e benevolo nell’aiutare uno sconosciuto. Forse recuperiamo la nostra umanità quando riconosciamo il dolore nell’altro, quando un qualunque essere umano abbassa le difese e si dimostra vulnerabile ai nostri occhi. Guido era convinto di odiare tutti, in fondo odiava solo se stesso. Uno scontro tra auto, una vita che si spezza, un’altra aggrappata a un filo.
“Il mondo non guarda in faccia a nessuno, buoni o cattivi…è il modo in cui questo mondo è giusto ed equo con tutti. Di fronte alla morte tutti siamo uguali”. Grazie all’esperienza di Saverio, alle foglie della Quercia che pare segni i destini, tutto si manifesta in maniera più limpida. Nel caos possiamo trovare la nostra strada e augurarci che gli altri la trovino con noi. Christian Malvicini scrive una storia che prende piede nell’abisso, quell’abisso dalla quale è difficile riemergere se non impossibile. All’ombra della Grande Quercia è una cronaca che punta alla riflessione, ai valori che ci tengono saldi, un inno alla vita e alla bellezza che ci circonda ogni singolo giorno.