“Quando lei ha difeso Madame Henriette e ha affermato con tanta passione che ventiquattro ore possono determinare il destino di una donna, ho creduto che potesse riferirsi anche a me: le sono grata perché per la prima volta mi sono sentita legittimata”.
Ventiquattro ore nella vita di una donna è un racconto di Stefan Zweig da cui sono stati tratti tanti film. Le protagoniste sono sempre donne, figure femminili che improvvisamente vengono assalite dalla noia, dall’inquietudine di vivere e per necessità si scoprono diverse.
“La maggior parte delle persone ha una fantasia ottusa… ma se succede qualcosa, anche la più irrilevante, proprio sotto i loro occhi in vicinanza immediata con i sentimenti, subito risveglia in loro una passione smisurata. In tal modo compensano l’assenza di un loro coinvolgimento con un’inopportuna ed eccessiva violenza”.
La vicenda è ambientata al Grand Hotel La Riviera con gli ospiti che per caso si ritrovano a chiacchierare e a condividere passatempi superficiali. Il tempo trascorre senza che avvengano fatti particolari e solo la scomparsa di una signora dirotterà i ripetuti discorsi effimeri su questioni fortemente ingombranti. Madame Henriette organizza la sua fuga con un giovane arrivato in albergo da meno di ventiquattro ore e in poco tempo scatterà la censura unanime.
In Ventiquattro ore nella vita di una donna, l’unico a prendere le distanze è il narratore, un uomo che con estrema pacatezza prova a esporre le sue idee provando a difendere l’iniziativa di una donna che ha deciso di osare. Inaspettatamente una lady decide di farsi avanti, vuole liberarsi di un segreto che ha tenuto nascosto per troppo tempo proprio perché c’era di mezzo il gioco d’azzardo e un ragazzo molto più giovane. Le folli ventiquattro ore di una sessantacinquenne vengono a galla insieme a una sensazione di rigenerazione: “invecchiare significa non aver più paura del proprio passato”.