“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”.
La protagonista del romanzo Insula porta il nome della dea greca Artemide. Figlia di Zeus e di Latona viene raffigurata armata di arco accanto le ninfe. Frequenta i boschi, montagne fresche e radure. Ma la nostra Artemide, la ragazza goffa e impacciata descritta nel romanzo di Jessica Salmeri è ben lontana da cotante virtù. Lavora in un pub dove viene continuamente svilita, le amiche non riescono a comprenderla come vorrebbe, Ferdi è sempre più distante. Nel momento in cui tutto sembra sgretolarsi appare un’occasione anzi l’occasione. Il viaggio verso Eonia in Sicilia le consentirà di catturare nuovi orizzonti.
L’Insula o l’isola sarà per lei una nuova dimensione dove poter circolare libera, Artemide scoprirà l’essenza salvifica del dolore. Il nonno Lando ha in serbo per lei un piano che la porterà nella giusta direzione: lasciarsi andare per ritrovarsi. Eloisa la renderà molto più simile alla dea Artemide. Tra sentieri rocciosi, boschi impervi potrà esplorare nuovi mondi.
L’incontro con Jacopo, l’amicizia con Magnolia saranno l’inizio del nuovo percorso che mira alla bellezza. Condivido appieno il pensiero di Clara Serina esposto nella prefazione di questo romanzo: “Osare…così come spingersi oltre te stesso e i rischi che affronti. E l’unica strada inevitabile è quella verso la tua paura che prende forma e che finisci con la forza dell’intuizione che in quel momento si presenta e si rivela e si risveglia”.