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La fine dei fagioli. Dieci scrittori francesi che mi hanno rovinato la vita
Angelo Petrella

Quando da mangiare non restano più neanche i fagioli , è davvero
la fine di tutto. “ La fin des haricots” per l’appunto.Il protagonista del
romanzo “ La fine dei fagioli” deve la sua iniziazione letteraria alla
sorella maggiore. Niente fiabe, solo libri che insegnano a campare e
film di spessore come “ Fino all’ultimo respiro” di Jean Luc
Godard. L’intento era quello di inculcargli una certa leggerezza, una
sconsideratezza utile, le regole non devono infievolire lo spirito
umano. Ma Angelo cresce, esposto e sguarnito di una corazza che
dovrebbe servigli per affrontare le piccole e grandi difficoltà della
vita.I bulli dell’autobus, l’amore non corrisposto di Carmela, la
presenza di Ciro che mina la serenità della sua famiglia.Tutti gli
rimproverano di allontanarsi dalla realtà.Angelo legge Jules Verne,
Samuel Beckett, Balzac e trascorre le sue giornate immerso nei
versi dei poeti maledetti.Forse avrebbe dovuto prendere in
considerazione i consigli del nonno, il suo approccio epicureo
sfrontatamente libertino: “ bisogna vivere! Vivere senza pensarci,
continuava a dire tracannando whisky dalla fiaschetta. La fatica è
fatta per i ciucci e per le femmine”. Procede con le sue letture e
contemporaneamente segue il padre che accecato da un nuovo
progetto acquista una barca: è tempo di tuffarsi in “Marinai perduti”
di Jean Claude Izzo. Dopo essersi saziato con le letture di tanti
autori francesi sceglie di partire e trasferirsi a Parigi. Anche se per
poco vive come un artista spiantato, cammina e imbottisce il suo
taccuino di poesie. “ Mi accorsi che rischiare la vita non era mai
stato così liberatorio come in quel posto, dove nessuno mi
conosceva e dove l’odio era puro ed eventualmente diretto contro di
me come individuo, non come persona”.

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