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Ritratti del desiderio
Massimo Recalcati

Il desiderio secondo Lacan proviene sempre dall’Altro. Questa
capacità la ereditiamo da chi ci mette al mondo. Sin da piccoli
sentiamo la necessità di essere riconosciuti come figli .L’uomo felix,
l’individuo che si riconosce attraverso il capitalismo è un uomo
povero di intenti, è privo di desideri. Massimo Recalcati ci
accompagna nella galleria dei desideri, dove l’ostinazione cieca e il
godimento compulsivo possono evolvere in una pulsione di
morte.L’esperienza dell’inconscio è un’esperienza che ha a che fare
con il desiderio.Quest’ultimo si materializza solo quando siamo
disposti a destabilizzare il nostro Io.Il desiderio invidioso consiste
nel bramare non solo l’oggetto che un altro possiede, ma addirittura
idealizziamo il nostro vicino.Il nostro intento è assomigliare
all’altro. Ci riconosciamo attraverso il desiderio dell’altro che può
diventare ossessione e nei casi estremi nevrosi. Desiderare può
provocare anche angoscia, chi ci desidera e ci opprime suscita in
noi sentimenti negativi.Allora sarebbe auspicabile mettere da parte
il desiderio?No, senza questa spinta vitale l’uomo si spegnerebbe
.Ma il desiderio di niente si incarna nella figura del Don Giovanni: “ il
tempo della soddisfazione non è mai adesso.” Il godimento per
Lacan diventa uno spreco, ma l’uomo cede alle sue passioni, il
godimento diventa una priorità nonostante provochi la morte. Il
desiderio d’amore rivela le evidenti incompatibilità tra l’uomo e la
donna. Il maschio identifica il suo amore in una parte del corpo, quel
pezzo diventa simbolicamente il suo amore. La donna è devota alla
persona, a quell’amore che ha un nome, e per questo motivo
diventa insostituibile.il desiderio di morte può sopraggiungere
quando si ama troppo qualcuno.Ci identifichiamo in Antigone
quando per realizzare il desiderio dell’altro siamo disposti a
morire.In realtà sarebbe opportuno secondo la visione lacaniana
imparare ad amare tenendo presente la singolarità di ognuno di
noi.

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